Luigi Cosentino si laureò in economia e commercio nel 1941 mentre faceva una ferma di sei anni. Ne ricavò un’ulcera gastrica. che lo aiutò a scampare la campagna di Russia, del tutto disagevole per un siciliano.
Data la sua inettitudine al commercio la laurea gli costò una gran fatica e la conseguì solo grazie al suo status di militare di lunga leva.
Quasi dieci anni di attività forzate, da studente e militare, hanno ritardato il suo ingresso ufficiale nel mondo dell’arte che avvenne nel ‘46, a trent’anni, con il diploma dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, meritato, questa volta, come miglior allievo del miglior maestro, Arturo Martini.
Risarcimento per uno scultore soldato laureato in economia e commercio.
È giusto che quegli anni persi (per l’arte) gli vengano restituiti (per l’arte) prolungando la sua attività fino alla tarda età (almeno un po’ più di sua mamma, quindi fino al secolo) con realizzazione di opere, finalmente, per il grande pubblico.
(potrebbe godere di gloria postuma mentre è ancora vispo).
La scultura di bottega.
Cosentino lavora sull’armonia e sulla tecnica.. Ha sperimentato molto, anche a discapito dell’immagine commerciale che richiede ripetizione per avere facile identificazione nel mercato. Ha costruito forme astratte o allusive a figure naturali, sempre componendole alla ricerca della loro armonia. Non ha mai lavorato sul “grazioso”, sul “sorprendente”, sull’inusitato, sul “meraviglioso”, sul “gigantesco”, sul “ripetuto”, sul “gestuale”.
La sua scultura non nasce per un altro spazio, nasce nello spazio dello studio. In ogni scultura il contesto di una forma sono le altre forme della scultura, e, sullo sfondo, lo studio.
Ho sempre pensato allo studio di Cosentino come ad un’opera d’arte, forse la più bella delle sue opere d’arte. Uno spazio popolato di personaggi mutevoli, i nuovi che si affiancano ai vecchi invenduti, sostituendo, quadri e sculture partiti per altre destinazioni.
Quindi quando una sua scultura lascia l’ambiente naturale dello studio, le va creato un ambiente adatto, che le consenta di comunicare tutta la bellezza, l’armonia e il sentimento di cui è capace.
Palpitazione e palpazione
Quando ho cominciato a frequentare il suo studio, Cosentino mi faceva da maestro, mostrandomi come faceva nascere una scultura e raccontandomi alcuni segreti. Ne mostrava uno in particolare, con l’orgoglio di un prestigiatore: giudicava l’armonia di una scultura toccandola con una mano, senza guardare; con l’altra manipolava un po’ di gesso, fino a che la quantità gli sembrava quella giusta, poi lo aggiungeva e modellava, sempre senza guardare.
C’è l’emozione di un cuore palpitante quando, lavorando col gesso, aggiungendo e togliendo, a un certo punto appare l’armonia.
C’è la tecnica di una mano palpante quando l’aggiungere e togliere è fatto senza guardare la scultura, ma solo palpandola, fino a sentire l’armonia della forma.