Un caso particolare è rappresentato da Gino Cosentino, risalito al nord dalla nativa Sicilia: particolare perché, fino a qualche anno fa, egli era immerso nelle soluzioni non figurative di un arcano primitivismo. La scultura, cioè era per lui un problema primordiale di misteriose allusioni.
Oggi è cambiato. Senza tradire il momento arcaico che gli era consueto, ha cominciato così a scolpire il rapporto fra il regno umano e animale e il regno della natura. Ed ecco allora scaturire dal suo scalpello una generazione di pecore e di uccelli, di donne e di uomini in amore, nel segno pacifico di una adesione stupefatta e profonda alle ragioni della vita.
E’ una sorta di universo ecologico quello che Cosentino ci pone davanti con le sue nuove proposte plastiche: il palpito lirico di una natura naturans che chiede all’uomo la salvaguardia del suo stesso regno.
De Micheli